L’igiene e la prevenzione sono curate nel nostro studio da odontoiatri e igieniste laureate. In particolare le dottoresse in igiene dentale si occupano di eseguire periodicamente l’igiene professionale mediante l’ablazione della placca calcificata (tartaro), la rimozione dei pigmenti che si depositano sullo smalto dentale con le bevande colorate o con il cibo e il fumo e, se necessario e su indicazione dell’odontoiatra, si occupano della terapia non chirurgica della parodontite tramite levigatura radicolare (couretage) e disinfezione delle tasche parodontali mediante laser a bassa emissione.
In primo piano tra le altre mansioni dell’igienista dentale è la prevenzione della carie e della parodontite mediante istruzioni personalizzate sulle metodiche di igiene orale domiciliare, sull’alimentazione e tramite informazioni sui danni provocati dal tabagismo. Si occupano inoltre, del controllo microbiologico del cavo orale, della sigillatura preventiva dei solchi delle superfici dentali nei bambini, della fluoro profilassi e della re-mineralizzazione dello smalto dentario. Eseguono inoltre trattamenti a carattere prettamente estetico, quale lo sbiancamento professionale dei denti che permette di “ringiovanire” il proprio sorriso rendendolo più bianco e luminoso.
La cariocettività è la tendenza, la predisposizione, più o meno accentuata che ha ogni individuo di sviluppare patologia cariosa. Questa predisposizione è indipendente dal fatto che il paziente presenti più o meno carie già nel momento della visita e può essere intercettata, oltre che con questionari riguardanti lo stile di vita, anche con particolari test che analizzano caratteristiche chimico/fisiche della saliva e della placca. Si sottolinea che la diagnosi vera e propria di carie viene effettuata dall’operatore odontoiatra e prescinde dalle sue capacità cliniche e dall’ausilio dei mezzi tecnici a sua disposizione quali ad esempio mezzi radiografici.
I test salivari non sono perciò mezzi diagnostici, ma validi strumenti per intercettare tempestivamente potenziali pazienti cario recettivi e, grazie alla loro lettura immediata, importanti supporti nella comunicazione operatore/paziente.
Il primo step volto ad una buona strategia preventiva è quello di distinguere i pazienti che presentano alto rischio di contrarre patologia cariosa da quelli che non presentano un rischio altrettanto elevato. Al fine di operare tale distinzione è necessario conoscere approfonditamente la storia clinica del nostro paziente, individuando ogni condizione medica che potrebbe suggerire un potenziale fattore di rischio. Proporre al paziente questionari sullo stile di vita, sulle abitudini alimentari e quelle che riguardano l’igiene orale, costituisce un elemento importante della strategia preventiva. In seguito a questi accertamenti si potranno identificare, tramite un’attenta ispezione del cavo orale, gli elementi particolarmente a rischio (come, ad esempio, elementi appena erotti o molari che presentano solchi e fessure profondi). I test salivari, infine, rappresentano un ulteriore alleato nella strategia preventiva in quanto possono intercettare rapidamente particolari condizioni del cavo orale (come presenza di batteri potenzialmente cariogeni, ph salivare acido e capacità tampone salivare inadeguata, insufficienza del flusso e ph della placca acido) e, grazie a questo supporto, è possibile mettere tempestivamente in atto strategie per ripristinare la salute del cavo orale.
I sigillanti (introdotti verso la fine degli anni 60) costituiscono uno dei presidi fondamentali inclusi nei programmi di prevenzione per preservare la salute orale. In particolare nascono dall’esigenza di contrastare l’insorgenza della carie a livello di quelli che sono indicati come “loci minoris resistentiae” della struttura dentale dei denti molari e premolari, ovvero a livello dei solchi e delle fossette.
L’utilizzo dei sigillanti è infatti considerato (insieme alla fluoroprofilassi, una corretta igiene orale, una dieta sana ed equilibrata ed il controllo periodico) uno degli elementi essenziali ed imprescindibili per il controllo e l’abbattimento della carie.
Diversi studi hanno confermato che programmi preventivi basati unicamente sull’adozione di presidi al fluoro, sebbene incidano positivamente sulle superfici dentali e soprattutto su quelle intraprossimali, non costituiscono un’adeguata barriera preventiva sulle aree occlusali dei denti molari e premolari che a causa della loro anatomia sono soggette allo sviluppo della patologia cariosa. Sono presenti infatti sulle superfici masticatorie dei denti pluriradicolati solchi e fossette, spesso profondi e di varia morfologia, che risultano per le loro caratteristiche anatomiche difficili da detergere tramite le normali manovre d’igiene orale, e quindi luogo ideale per l’insediamento e la replicazione di batteri patogeni. È per questo motivo che l’incidenza della carie interessa in percentuale molto più elevata le superfici occlusali rispetto a quelle interprossimali e le superfici lisce in generale. A questo proposito Manzon riporta che su 100 lesioni osservate, l’84% riguarda le superfici occlusali e i denti principalmente interessati alla carie risultano essere appunto i primi molari permanenti.
Attenendoci alla letteratura tradizionale, le indicazioni che essa fornisce per quanto riguarda l’applicazione dei sigillanti sono le seguenti:
Primi molari permanenti: per i bambini da 6 a 8 anni
Secondi molari permanenti: per i bambini dagli 11 ai 13 anni
La fluoro profilassi è, come ormai riconosciuto scientificamente, un presidio altamente efficace per la prevenzione e per il controllo della lesione cariosa. Possiamo inoltre affermare che il fluoro riveste un ruolo secondario indiretto anche sulla salute dei tessuti parodontali, in quanto è in grado di agire sui microorganismi della placca batterica. L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) ritiene che la fluoroprofilassi sia una metodica preventiva funzionale ad ogni età, sia a livello individuale che comunitario.
Il meccanismo d’azione del fluoro nella prevenzione della carie è duplice: da un lato agisce direttamente sulla struttura del dente modificandola e rendendola più resistente , dall’altro agisce sui microorganismi della placca responsabili della produzione di acidi.La reazione principale operata dall’assunzione di fluoro è la trasformazione dei cristalli di idrossiapatite (forma di apatite che è la principale componente minerale dei denti, delle ossa e del tartaro) dello smalto in fluoroapatite. La fluoroapatite è una forma di apatite meno solubile e più resistente in quanto gli ioni fluoro hanno sostituito alcuni ioni idrossido rendendo più stabili i cristalli dello smalto, in quanto la molecola è di dimensioni più piccole.
Grazie alle conoscenze odierne sull’eziopatogenesi della malattia cariosa è oramai risaputo che una condizione di demineralizzazione dello smalto spesso coincide con una lesione patogena iniziale che potrà in seguito evolvere in carie. Compito del team odontoiatrico è perciò riconoscere e rintracciare tempestivamente le alterazioni dello smalto e, una volta classificate come potenziali lesioni cariose, intervenire per promuovere la remineralizzazione dei tessuti danneggiati.
A questo scopo, in accordo con i principi del minimum interventium in odontoiatria, sono stati introdotti sul mercato prodotti contenenti caseina in grado di fermare e prevenire l’erosione dentale.
Le proprietà anticariogene del latte e dei suoi derivati, come ad esempio il formaggio, sono state ampiamente studiate e dimostrate da svariati test clinici. L’attività anticariogena è stata attribuita ai diretti effetti chimici esercitati sul dente da parte della fosfo-proteina caseina e al calcio amorfo fosfato.
La tecnologia recaldent (CPP-ACP) è stata sviluppata in Australia nell’università di Melbourne al fine di combattere la carie dentale prevenendo il primo luogo la demineralizzazione.
Nel 1981 è stato dimostrato da diversi studi che il latte, il latte concentrato, latte in polvere ed il formaggio costituiscono un valido alleato nella prevenzione della carie, sia negli animali sia negli esseri umani. Le proprietà benefiche del latte erano state riscontrate anche in precedenza: già nel 1946, infatti, venne attribuita al latte una proprietà anticariogena dovuta alla presenza di caseina, calcio e fosforo. I successivi studi dell’università dimostrarono che una parte particolare della proteina caseina, la caseina fosfopeptide o CPP, esercita un’attività protettiva nei confronti dei denti. Lo studio dimostrò che il peptide contenente la sequenza di amminoacidi Ser(P)-Ser(P)-Ser(P)-Glu-Glu ha la marcata abilità di stabilizzare il calcio e il fosforo e di metterli in soluzione in stato amorfo. Di norma, combinando gli ioni calcio e gli ioni fosforo risulta la formazione di calcio insolubile e cristalli fosfato ma, con la presenza del CPP questo non si verifica ed il calcio e il fosforo rimangono in una forma ionica: in questo modo possono diffondere dentro lo smalto del dente e riparare le zone danneggiate dell’attività della placca batterica. A partire da questa scoperta le università hanno eseguito molti esperimenti per dimostrare come il fosfopeptide caseina e il calcio amorfo o CPP-ACP lavorano riparando le lesioni iniziali di carie dentale.
Concludendo, il fosfopetide caseina e il calcio amorfo o CPP-ACP, sono prodotti derivati del latte che aiutano il processo di remineralizzazione del dente e lo rafforzano, e, per questo motivo, sono considerati forti alleati nella prevenzione della malattia cariosa: essi possiedono la notevole abilità di stabilizzare il calcio e gli ioni fluoro come complessi amorfi solubili in acqua che forniscono calcio biodisponibile, fosfato e ioni fluoro al dente.
Studio Odontoiatrico Dott. Carlo Pelizzoni
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